“Lloyd, sta salendo l’ansia”
“Preparo la giusta accolgianza, sir”
“Perchè mai dovrei accogliere l’ansia, Lloyd?”
“Perchè ciò che sale, proviene dal profondo, sir”
“Questo non significa che sia piacevole da frequentare”
“No, sir, ma di sicuro è utile da ascoltare”
“L’importante è l’ansia non si fermi troppo a lungo, Lloyd”
“Basta uscire a tempo debito, sir”
“Inventando una buona scusa, Lloyd?”
“Trovate una buona ragione, sir”
(Di Lloyd, di sir, dell’arte dell’accoglienza e di un’opera di Filippo Spinelli – Phil)
L’ansia è sempre esistita, ed è una condizione che caratterizza la società contemporenea. Grazie all’ansia e alla paura, riusciamo a mettere in atto una serie di meccanismi atti a “salvarci la vita” a fronte di reali situazioni di pericolo. Se considerata da questo punto di vista, capiamo come l’ansia non possa essere eliminata dalla nostra vita, ma vada preservata e tutelata in quanto fonte di importanti informazioni. Tuttavia esistono tutta una serie di situazioni in cui l’ansia può essere considerata patogena e di conseguenza, ingiustificata.
Quali sono quelle situazioni che mi permettono di capire che l’ansia sta diventando un ostacolo e non una risorsa ?
1. Pensieri disfunzionali: quando pensiamo di essere in pericolo anche quando la realtà oggettiva dimostra che non sussista alcun pericolo. Ad esempio, la paura alla vista di un piccolo ragnetto in un prato è anomala; la minaccia è attivata da un pensiero che si attiva automaticamente: “Sono in pericolo”, sebbene l’osservazione della scena indichi una situazione di sicurezza (il ragno è minuscolo, non viviamo in zone con presenza di aracnidi letali, il ragno può essere aggirato)
2. Funzionamento compromesso: questa situazione si verifica quando l’ansia è talmente intensa che impedisce di condurre una vita soddisfacente. La paura è talmente invasiva da impedire al soggetto di vivere una vita relazionale, affettiva, lavorativa e di svolgere semplici attività quotidiane (es. non posso guidare la macchina perchè molto probabilmente perderò i sensi o potrò morire improvvisamente).
3. Persistenza della sensazione di pericolo e minaccia: quando la reazione ansiogena persiste anche in assenza di stimoli scatenanti; la persona ansiosa percepisce un costante senso di apprensione anche solo pensando che si possa manifestare un potenziale pericolo, perdendo di vista la probabilità che ciò si manifesti o di essere in grado di affrontare eventuali situazioni.
4. Assenza di stimoli diretti: quando la reazione ansiogena è scatenata in assenza di uno stimolo diretto. Ad esempio sfogliando un giornale, la persona si può imbattere nella foto di un ragno e provare ansia anche se il ragno non è presente fisicamente e la persona non si trova in un prato.
5. Ipersensibilità agli stimoli: quando gli stimoli in grado di provare una reazione ansiogena sono innumerevoli e aumentano nel tempo in modo considerevole, senza la persenza di una reale motivazione. Alla persona basta poco per provare un’ansia intensa come se il pericolo fosse sempre in aguato.
Se ritieni di avere una o più di queste caratteristiche, potrebbe significare che la tua ansia richiede un intervento clinico. Al contrario, ricorda che l’ansia non è per sua natura disfunzionale, ma che può esserci addirittura d’aiuto.
Le informazioni pubblicate non sostituiscono in nessun caso la relazione tra paziente e professionista.